Castello Tesino 2007

Renzo Francescotti
Aldo Pallaro, vincitore del terzo premio al Simposio di scultura nel legno del Tesino nasce, vive e opera a Piombino Dese, in provincia di Padova. Diplomato all’Istituto d’Arte “Pietro Selvatico” di Padova, ha anche frequentato il corso di scenografia tenuto dal prof. Soccol all’Accademia di Belle Arti di Venezia.
Ha lavorato come designer nel settore illuminazione – arredamento e si è occupato del settore poligrafico del Centro Stampa Quotidiani di Padova. Non è quindi la professionalità a fargli difetto. Dal 1999 ha partecipato a personali e collettive, concorsi e rassegne in Veneto e Trentino. Sue opere sono in proprietà pubbliche e private. Nella sua produzione scultorea in legno, ricca di quasi un centinaio di opere catalogate in Cd mi ha sorpreso ed emozionato l’immagine della sua opera “Qui mi sono ritrovato”: un imponente impianto scolpito in legno d’abete, alto due metri e largo due metri e sessanta: raffigura un tavolo con due sedie accostate assieme a una straordinaria varietà di oggetti (piatti, caraffa e bicchieri sul piano del tavolo; un libro, un cappello, un paio di occhiali su una sedia; un paio di zoccoli un pallone ecc. sul pavimento). Per dare l’idea delle proporzioni in scala lo stesso Aldo si è fatto fotografare su una delle due sedie, libera da oggetti: appare affetto da spaesamento, piccolo, stranito, ridicolo…Abitare all’interno di una scultura, meglio se la “tua” scultura, risulta straordinario: è probabilmente il modo più viscerale di “ingoiarla” di metabolizzarla. Lasciarsi “ridicolizzare”da una scultura, dalla tua scultura è una manifestazione estrema di affetto, di intelligenza, di autoironia... Pallaro ha riscolpito in legno di cedro una scultura simile a quella premiata (in pino cembro) nel Simposio del Tesino: Ri-flessione in cedro. È un’opera di straordinaria linearità: un tronco che conserva la corteccia, divaricato in alto fino a suggerire l’idea di un vegetale, di un fiore. Le altre quattro opere in esposizione hanno un unico titolo: Le magnolie di Cristina, compongono un unico ciclo. Lo stesso artista ci confida di aver ricevuto in dono da una donna due magnolie abbattute: la donna, cresciuta con loro, custodisce il ricordo di una storia comune, vorrebbe in qualche modo fermarne la loro vita, la loro compresenza. Sono cinque opere dalla forma conica in cui si presentano aperture triangolari, a griglia, grottiformi: sculture che hanno bisogno di tagli di luce particolari che possano raggiungere gli spazi interni, spiarne l’intimità e il mistero. Se la scultura, per sua natura, è vocata a esplorare le forme esterne, Aldo Pallaro, con coraggio, sensibilità, originalità, tenta invece di penetrare gli enigmi dell’interno.